Descrizione
Il volume raccoglie una sessantina di scatti realizzati da Farian Sabahi in Libano, Siria, Iraq, Iran, Emirati Arabi, Azerbaigian, Uzbekistan e Yemen tra il febbraio 1998 e la primavera 2005 e pubblicati per la prima volta.
In persiano e in arabo, Safar vuole dire viaggio. Una parola che in sé racchiude i molteplici significati della libro: racconta i viaggi di Farian Sabahi, le Terre e le persone ritratte e al contempo esorta il lettore a compiere un viaggio, doppio, geografico ed emotivo.
La giornalista e studiosa Farian Sabahi ci restituisce un mondo visto e immortalato poco prima e immediatamente dopo che in alcuni di questi Paesi iniziassero terribili i conflitti, un mondo stravolto, dove la guerra non si è combattuta, dove però permangono le cicatrici dei vecchi conflitti o il progresso si contrappone forte e arrogante agli aspetti più tradizionali del vivere quotidiano.
Alberto Negri nella prefazione scrive “Nulla di tutto quello che vediamo in questi scatti ci è estraneo. È un mondo diverso ma non così esotico. Abbiamo contribuito pesantemente alla sua distruzione. È difficile raccontare cosa volesse dire vivere in Iraq o Siria in questi anni, sotto i bombardamenti, asserragliati senza mai potere uscire. La morte arrivava dall’alto con i raid aerei o i missili, oppure in maniera silenziosa sulla lama di un coltello. E molti dei monumenti, dei muri, delle case, dei volti delle persone che qui sono ritratti non ci sono più. Perduti per sempre. Ecco perché l’immagine, anche la più innocente, come il sorriso di un bambino, non è semplicemente un ricordo ma un atto d’accusa”.