Descrizione
L’opera artistica di Manuel M. Fuss si intreccia inevitabilmente con la sua esperienza di vita che l’ha portato ad incrociare eventi storici tragici e talvolta esaltanti, e ad attraversare i più disparati confini geografici e culturali. Manuel M. Fuss viaggia con un solo passaporto in tasca, quello degli Stati Uniti d’America, ma due sono le sue identità vere: quella di ebreo e quella di uomo che ha legato il suo più ai quattro continenti della Terra, senza dare troppa importanza ai pezzi di carta che vincolano arbitrariamente le persone a questo o a quel paese. (…) La realtà newyorkese, permeata di cosmopolitismo culturale ed etnico, lo riconcilia con il mondo, stimolando in lui i primi impulsi artistici, l’amore per il disegno e la pittura. Nel continente asiatico contribuisce alla redenzione del suo popolo martoriato, arruolandosi come volontario nei ranghi del neonato israeliano. In Africa inizia la sua carriera di architetto, conosce la sua futura moglie, mette su famiglia. Il ritorno nel continente d’origine gli consenti di consolidare la sua vocazione artistica. Sotto la guida di Fernand Leger muove i primi passi nel mondo artistico parigino, tiene la sua prima mostra, matura il passaggio dalla pittura realista a quella astratta, ispirandosi al cubismo. Nella Milano degli anni Sessanta, assurta a capitale dell’arte moderna, definitivamente le tecniche e i tratti stilistici caratteristici dei suoi lavori. L’influenza cubista si affievolisce e ad essa subentra quella lettrista, combinata alla tecnica del collage. Immerso nella magica atmosfera di quegli anni milanesi, frequenta il ritrovo degli artisti, il bar Giamaica, legandosi d’amicizia con Piero Manzoni, Enrico Castellani, Antonio Maschera e diversi altri frequentatori del quartiere di Brera. (dall’introduzione di Alfredo Fuss)