Descrizione
Un libro/documento sull’avventura culturale della Fondazione Italiana per la Fotografia scritto da uno dei suoi più presenti testimoni. La cronaca delle attività, il piacere personale di incontri importanti, per lasciare una traccia esaustiva di quella che è stata una delle realtà più forti e interessanti nel panorama della vita culturale torinese e non solo. La Fondazione Italiana per la Fotografia nei suoi 12 anni di attività ha realizzato 170 mostre, 10 edizioni della Biennale Internazionale di Fotografia, 4 edizioni di Fotodiffusione presentando 36 istituzioni museali europee. Ha generato un archivio di 167.00 reperti fotografici e una biblioteca di oltre 5000 volumi. L’attività didattica in quattro anni ha educato all’immagine oltre 24.000 studenti.
“Ho avuto molte difficoltà a dare inizio a questo libro. Una delle ragioni è strettamente collegata con la personalità di chi scrive. Da sempre preferisco ascoltare più che parlare, prediligo il silenzio al forte rumore, credo nel valore intimo delle persone e non nella loro capacità di apparire. Se si aggiunge, poi, il forte senso di autocritica che ha accompagnato, e molte volte castrato le mie azioni, la difficoltà risulta evidente.
Ma in me ha prevalso una più pressante motivazione: la convinzione che questa storia sia molto particolare e che si repeta, ahimé molto spesso, nel panorama culturale del nostro paese. E poi c’è il desiderio di lasciare un segno, almeno per i miei figli, che questa storia l’hanno vissuta o meglio forse sopportata (loro) insieme a me, con l’augurio di poter loro trasmettere alcuni valori in cui ho fortemente creduto, e un sentimento, a mio avviso indispensabile: la passione; ma non quella che accieca, che ha una durata limitata, che è a volte legata al possesso, bensì quella che è in grado di sostenere le tue scelte, quella nel nome della quale compi dei sacrifici, quella sulla quale moduli la tua vita, anche e soprattutto nella sua parte razionale. Questo libro contiene alcuni appunti personali che si intrecciano con la cronaca documentaria di quanto è stato fatto, e un’appendice finale che narra di come tutto quanto, si è pensato di distruggere alcuni anni fa.
Ho volutamente dato molto respiro alla parte fotografica, poiché ritengo che nelle immagini si possono leggere i percorsi importanti che abbiamo realizzato per cercare di diffondere cultura e aprire Torino e l’Italia alla Fotografia (…)” (dall’introduzione di Daniela Trunfio)