BRUNO MARIA SISTERFLASHMARIA BRUNO SISTERFLASH
Maria Bruno (1966 – 2016) nota come “Sisterflash”, si è avvicinata al mondo della street art nella seconda metà degli anni Ottanta. Anni pionieristici in Italia, soprattutto per una donna. «In quel periodo ho iniziato a lavorare come professore all’Istituto Europeo di Design – racconta Assi-One, uno dei primi a portare la street art a Torino –. Lì ho “contaminato” Sister Flash, Bostik, Cipolla e molti altri». Poprio in quegli anni in cui la street art era alle sue fasi sperimentali, Sister Flash è stata tra le prime donne, a Torino e in Italia, a usare gli stencils per le strade. Colori forti, lavori ipnotici dotati di una profondità unica. Nel nuovo millennio, come molti artisti, ha trasferito il suo lavoro dal muro alla tela, senza mai abbandonare la strada. Tipici i suoi lavori “puntinati”, composti da griglie cromatiche dai colori brillanti, a tratti acidi. Frutto forse della contaminazione di quella che è stata una delle sue altre passioni: la musica. Quella underground, emersa dalla scena rave. Intorno alla metà degli anni Novanta è infatti tra i fondatori del sound system Acid Drop, orientato a sonorità hardcore, industrial e acid, attivissimo per una quindicina d’anni a livello nazionale. Così la ricorda Davide Loritano, della Galleria Square23, che ha condiviso con Maria un percorso lungo una ventina d’anni: «Se chiudo gli occhi mi tornano in mente quei festoni interminabili in cui lasciava sempre il segno, con giochi di luci, fumogeni, raggi, Maria sapeva creare dei drop fantastici». E quelle due passioni si sono spesso intrecciate, ad esempio nei lavori realizzati sulle pareti delo Studio 2, locale che ha segnato la storia delle notti torinesi dal 1987 al 1993.
Mostre, pareti non solo torinesi – a Roma le venne commissionata un’installazione sulla facciata di una chiesa –, esibizioni su stencil, ma anche altre forme d’arte. Per molto tempo Maria è stata un membro attivo del festival di arte digitale Share. È transitata dal Circolo Amantes, in occasione delle varie edizioni di “Across rewriting”, ha partecipato alla collettiva “Zoofanie” alla Galleria Oblom, ha esposto alla GaloArtGallery. E poi restano in giro per la città segni sparsi del suo passaggio. Le sue grafiche inconfondibili emergono da un murales collettivo realizzato in via Luini nel 2013, per sostenere la campagna “Sorrisi di Madri Africane” del. Una panchina “puntinata” davanti all’Auchan di corso Romania, realizzata nel. Un intervento sul Wall of Fame di via Braccini; un muro al MAU – Museo di Arte Urbana, in zona Campidoglio; una parete al Bunker. Resta anche “Punti e basta”, libro d’artista che racconta 12 anni di opere di Sister Flash: “L’ampia superficie che si stende sotto gli occhi non è che un frammento” scrive Francesco Bernardelli, lasciando intendere che l’opera prosegue in un altrove non visibile, ma immaginabile. È quell’altrove che resta, oggi, a tutti gli amici di Maria Bruno.
- Ordinare per Predefinito
- Mostrare 100 Prodotti per pagina
-
MARIA BRUNO SISTERFLASH
Maria Bruno (1966 – 2016) nota come “Sisterflash”, si è avvicinata al mondo della street art nella seconda metà degli anni Ottanta. Anni pionieristici in Italia, soprattutto per una donna. «In quel periodo ho iniziato a lavorare come professore all’Istituto Europeo di Design – racconta Assi-One, uno dei primi a portare la street art a Torino –. Lì ho “contaminato” Sister Flash, Bostik, Cipolla e molti altri». Poprio in quegli anni in cui la street art era alle sue fasi sperimentali, Sister Flash è stata tra le prime donne, a Torino e in Italia, a usare gli stencils per le strade. Colori forti, lavori ipnotici dotati di una profondità unica. Nel nuovo millennio, come molti artisti, ha trasferito il suo lavoro dal muro alla tela, senza mai abbandonare la strada. Tipici i suoi lavori “puntinati”, composti da griglie cromatiche dai colori brillanti, a tratti acidi. Frutto forse della contaminazione di quella che è stata una delle sue altre passioni: la musica. Quella underground, emersa dalla scena rave. Intorno alla metà degli anni Novanta è infatti tra i fondatori del sound system Acid Drop, orientato a sonorità hardcore, industrial e acid, attivissimo per una quindicina d’anni a livello nazionale. Così la ricorda Davide Loritano, della Galleria Square23, che ha condiviso con Maria un percorso lungo una ventina d’anni: «Se chiudo gli occhi mi tornano in mente quei festoni interminabili in cui lasciava sempre il segno, con giochi di luci, fumogeni, raggi, Maria sapeva creare dei drop fantastici». E quelle due passioni si sono spesso intrecciate, ad esempio nei lavori realizzati sulle pareti delo Studio 2, locale che ha segnato la storia delle notti torinesi dal 1987 al 1993.
Mostre, pareti non solo torinesi – a Roma le venne commissionata un’installazione sulla facciata di una chiesa –, esibizioni su stencil, ma anche altre forme d’arte. Per molto tempo Maria è stata un membro attivo del festival di arte digitale Share. È transitata dal Circolo Amantes, in occasione delle varie edizioni di “Across rewriting”, ha partecipato alla collettiva “Zoofanie” alla Galleria Oblom, ha esposto alla GaloArtGallery. E poi restano in giro per la città segni sparsi del suo passaggio. Le sue grafiche inconfondibili emergono da un murales collettivo realizzato in via Luini nel 2013, per sostenere la campagna “Sorrisi di Madri Africane” del. Una panchina “puntinata” davanti all’Auchan di corso Romania, realizzata nel. Un intervento sul Wall of Fame di via Braccini; un muro al MAU – Museo di Arte Urbana, in zona Campidoglio; una parete al Bunker. Resta anche “Punti e basta”, libro d’artista che racconta 12 anni di opere di Sister Flash: “L’ampia superficie che si stende sotto gli occhi non è che un frammento” scrive Francesco Bernardelli, lasciando intendere che l’opera prosegue in un altrove non visibile, ma immaginabile. È quell’altrove che resta, oggi, a tutti gli amici di Maria Bruno.
- Ordinare per Predefinito
- Mostrare 100 Prodotti per pagina